A3 maschile | 04 aprile 2025, 11:52

Ortona: Addio alla Serie A3, il titolo è in vendita. Lanci: "È finita un’epoca"

Volleyball.it+

Ortona: Addio alla Serie A3, il titolo è in vendita. Lanci: "È finita un’epoca"

ORTONA – La storia in serie A, ora Serie A3, a Ortona è giunto al capolinea. Lo ha annunciato con amarezza Andrea Lanci, presidente del club abruzzese, ponendo fine ufficialmente a un’era ventennale di pallavolo di vertice.

Il titolo sportivo della prima squadra è ora in vendita, come confermato dallo stesso Lanci ai media locali: “Con la morte nel cuore, devo dire che non parteciperemo alla prossima Serie A3. Non ci sono più le condizioni economiche per sostenere un campionato sempre più oneroso. È una decisione che non avrei mai voluto prendere, ma è la realtà dei fatti. Purtroppo, è finita un’epoca”.

La famiglia Lanci ha rappresentato per decenni il motore della pallavolo ortonese: dal compianto Tommaso, per anni anima e sostenitore della squadra, fino ai figli Andrea, oggi alla presidenza, e Nunzio, ex allenatore del team.

Una scelta sofferta, che arriva però dopo lunghi segnali di difficoltà. “Già due anni fa – racconta Andrea Lanci – eravamo vicini alla cessione del titolo, ma la politica ci aveva convinti a proseguire con promesse che non sono mai state mantenute. Abbiamo fatto ulteriori sacrifici economici, ma non possiamo andare avanti così. Non vogliamo infangare il nostro nome e quello di Ortona con comportamenti che non ci appartengono”.

Nonostante la decisione, la società non sparirà del tutto: proseguirà l’attività giovanile, probabilmente con la Serie C, ma la domenica ortonese non avrà più il suo consueto appuntamento con la pallavolo d’élite. Un ridimensionamento doloroso per un club che, solo qualche stagione fa, sfiorava la promozione in Superlega, e che quest’anno ha visto spegnersi ogni speranza già al primo turno dei playoff, dopo una seconda parte di stagione deludente e segnata anche dalla squalifica del campo per intemperanze.

Lanci punta il dito anche contro il sistema: “Il sistema oggi non tutela le piccole realtà. I nostri giovani migliori se ne vanno a 15-16 anni verso i grandi club, senza che alla società venga riconosciuto alcun indennizzo. Così non si può crescere. Non è più sostenibile”.