Olimpiadi | 13 gennaio 2024, 21:41

Verso Parigi 2024: Velasco a caccia del podio con le azzurre

Oggi doppia pagina su Repubblica per l'intervista a firma di Mattia Chiusano, al Ct della Generazione di fenomeni che guarda ai Giochi

Verso Parigi 2024: Velasco a caccia del podio con le azzurre

MODENA - Julio Velasco è tornato in sella... Oggi al Ct azzurro il quotidiano La Repubblica ha riservato l'apertura dello sport con una doppia pagina per una più che interessante intervista a firma di Mattia Chiusano

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Il neo ct della Nazionale femminile di volley a 71 anni in panchina per infrangere il tabù della medaglia ai Giochi

Ha spinto il volley italiano dove si trova adesso. Con la Generazione dei fenomeni ha vinto due Mondiali, alle azzurre ha spiegato che potevano contare anche a livello internazionale. Ha girato il mondo, Iran compreso, ha abbandonato la panchina per poi tornarci, ha scoperto che 71 anni è l’età giusta non per andare in pensione, ma per realizzare un sogno lasciato a metà: allenare la Nazionale femminile alle Olimpiadi. Tra quattro mesi Julio Velasco spiegherà a Paola Egonu e compagne la mentalità con cui provare a vincere una medaglia a Parigi. Ma intanto, si gode la quiete prima della tempesta. Nella sua casa bolognese dove è esposta una prima pagina del quotidiano O Globo datata 1990: in apertura c’è una sua foto mentre viene lanciato in aria dagli azzurri. "L’hanno scattata quando abbiamo vinto il primo Mondiale in Brasile. È stato bello, però è passato troppo, troppo tempo. Nella mia casa c’è un po’ di tutto, gli amici, la famiglia, la mia squadra del cuore: l’Argentina del calcio".

Velasco, come sta vivendo l’avvicinamento a un’estate caldissima?
"Sono molto tranquillo, rilassato, guardo le partite dell’Italia e delle altre nazionali. Vedo allenamenti, parlo con gli allenatori. Gestisco il momento che sto vivendo, non penso al dopo. A dicembre sono stato a Buenos Aires, in un appartamento in affitto nel barrio di Belgrano. Vicino alla stadio Monumental del River Plate, al centro del volley dove ho allenato la nazionale e a un amico carissimo che è stato il mio primo allenatore. Sto leggendo Nosotros dos en la tormenta di Eduardo Sacheri, un romanzo argentino che parla del colpo di stato in maniera molto romanzata: quando sono buoni il film o la letteratura, il personaggio è sempre contraddittorio".

Ci pensa che potrebbe diventare il primo tecnico a portare l’Italia sul podio olimpico?
"Lo stimolo è evidente, l’obiettivo è quello. Avrei accettato anche una squadra meno competitiva, ma questa è una Nazionale davvero forte. Il traguardo di una medaglia è raggiungibile, ma anche molto difficile quando arriverà il momento decisivo dei quarti di finale: magari contro Cina, Serbia, Turchia, Stati Uniti. Nel volley non esistono più i cicli di una sola nazione".

Si è pensato che la sua nomina potesse coincidere col ritorno delle epurate di Mazzanti: De Gennaro, Bosetti, Chirichella, la stessa Egonu assente al preolimpico.
"Non ho avuto la stessa percezione. Credo che ogni allenatore abbia il diritto-dovere di scegliere quel che è meglio per la squadra. Chi sta fuori non sa tante cose. Io convocherò le giocatrici che possano servire per l’Olimpiade, come in passato non ho chiamato chi non aveva la predisposizione assoluta che chiedo. Mazzanti ha avuto un ciclo molto buono in Nazionale, ma poi i cicli finiscono. Nel ’96 non ho voluto rinnovare con gli azzurri, se fossi rimasto forse avrei avuto situazioni di difficile gestione: il ciclo era finito".

Le sue prime parole sono state interpretate così: Egonu titolare se starà alle regole del gruppo. Conferma?
"Quando io dico che non tutti i giocatori sono uguali non significa che ognuno fa come gli pare. Ma allo stesso tempo ribadisco che non siamo tutti uguali. Certe cose anche i più grandi giocatori devono farle insieme ai compagni, come hanno fatto Maradona, Messi, Totti".

Guardando certe statistiche, Egonu sembra la giocatrice più dotata al mondo.
"Ci sono anche Boskovic, Vargas, però sì, lei è una delle migliori, non c’è dubbio. Il problema è che a questa ragazza si danno troppe responsabilità. Che sia così forte non significa che debba averne così tante. Non puoi vincere tutte le partite da solo, andando su tutti i tipi di palloni continuamente: ci sono cose che vanno sistemate dal punto di vista tecnico e tattico".

La mancata convocazione di “Moki” De Gennaro sembrava aver tolto a Egonu un punto di riferimento, quasi una sorella maggiore.
"Nelle giocatrici punto a sviluppare l’autonomia e l’autorevolezza. Fa parte della cultura del patriarcato credere che le donne debbano sempre dipendere da qualcun altro. Tutti dipendiamo dalle nostre mogli, dalla mamma, però un giocatore, anche se è giovane, non deve dipendere né dall’allenatore né da un compagno. Voglio così le mie giocatrici: autonome e autorevoli".

Si parlava di un cambio di ruolo di Antropova per aumentare il potenziale offensivo dell’Italia.
"Mi sembra inopportuno trasformare un opposto in una schiacciatrice in così poco tempo. Quale giornalista si prende la responsabilità di dire pubblicamente chi togliere per fare giocare Antropova? Giocatrici esperte come Pietrini e Sylla? Antropova sia pronta per l’emergenza, non per fare la schiacciatrice titolare. Ma vogliamo parlare della sua età?".

"La rivoluzione delle donne è in corso e per questo ho scelto di allenarle.
Molti uomini invece non riescono ad accettarla"

Venti anni.
"È molto più matura di quanto sembri, ma ha vent’anni, ce ne rendiamo conto? Quante cazzate ho fatto io alla sua età? Questo è un altro errore che si fa nello sport, soprattutto negli sport di squadra, nel calcio in modo clamoroso. Ragazzi di 22 anni vengono giudicati come uomini maturi, sono star e guadagnano tanti soldi, ma questo non dà loro anni di esperienza".

Quando cominciò ad allenare l’Italia maschile nell’89 le donne alle Olimpiadi non facevano il triplo, il martello, i 3000 siepi, i 1500 del nuoto, la boxe, la lotta: è come se fosse passato un secolo, ora troverà atlete all’ennesima potenza.
"Stiamo vivendo una rivoluzione pacifica e silenziosa. Con qualche esagerazione, ma la Rivoluzione francese si può appoggiare anche senza essere giacobini. Molti uomini sono disperati, non sopportano questa rivoluzione perché le donne certe cose non le aspettano, se le prendono, come è giusto che sia. Sono contento doppiamente, come padre delle mie figlie, nonno di due nipotine. Voglio che le donne continuino a crescere, anche per questo ho voluto tornare ad allenare la Nazionale femminile. Ho inserito nello staff una fisioterapista, le due dottoresse, credo nella convivenza tra uomini e donne, la diversità è una ricchezza".

Ormai è naturale che una pugile come Irma Testa o una nuotatrice come Rachele Bruni si dichiarino Lgbt, e la stessa Egonu ha rappresentato sui social la sua vita fluid.
"Molte donne si riconoscevano in questa identità anche venti-trenta anni fa, quel che è cambiato è il contesto culturale. Pensiamo al Primo ministro francese Gabriel Attal che ha 34 anni ed è apertamente gay. Il cambiamento definitivo avverrà quando nemmeno parleremo dell’orientamento sessuale: ognuno fa quello che gli pare, ovviamente in modo corretto. Il mondo sta cambiando vertiginosamente".

 

"La fluidità? C’era già 30 anni fa.
Ma il cambiamento avverrà quando dell’orientamento sessuale nemmeno si parlerà più"

Maurizia Cacciatori racconta che lei le diceva in continuazione di “essere come una cameriera” per la squadra: si può ripetere lo stesso messaggio anche al giorno d’oggi?
"Parlavo alla palleggiatrice che era lei. Quel concetto me lo spiegò un grande palleggiatore di Parma, il coreano Kim Ho-chul: diceva che se uno chiede whisky con ghiaccio, l’altro senza ghiaccio, l’altro gin tonic o caffè, non puoi dargli quel che ti pare. Così funziona per le palle in campo, chi la vuole più veloce, chi meno veloce".

In quel ruolo non è messo male, con Alessia Orro.
"Non sono messo male in nessun ruolo. Il problema che si fa fatica a capire è che neanche gli altri sono messi male".

Riproporrà un pilastro dei suoi insegnamenti, la lotta agli alibi?
"Gli alibi non li accettavo: che so, del fuso orario non parlavamo. Ma credo che ci sia una differenza tra l’uomo e la donna, che tende di più a darsi la colpa. Giusto dire 'ho sbagliato' perché serve per sbagliare meno, ma colpevolizzarsi no. Magari tra cinquant’anni non parleremo più di questo tema, ma intanto, più che gli alibi, va combattuto questo: l’errore fa parte del processo, tutti in fondo sbagliano, vince chi sbaglia meno".

A Parigi potrebbe esserci una reunion tra Velasco, Bernardi, suo vice, De Giorgi, ct dell’Italia, Giani, ct della Francia: quando giocavano aveva intravisto gli allenatori che sarebbero diventati?
"In campo filtra una parte molto piccola del tecnico che può diventare un giocatore. C’è chi dava consigli ed era leader ma poi ha allenato poco e malissimo: il calcio ne è pieno. Quanto più grande è stato il giocatore più difficile è crearsi un lavoro dopo: cosa faranno Messi e Cristiano Ronaldo quando smetteranno? Io pensavo che nel mio gruppo ci fossero molti ragazzi con le capacità di fare l’allenatore. Gravina, Zorzi che poi ha preferito fare altre cose, Gardini che mi ha chiesto cosa ne pensassi: gli ho risposto che deve avere la valigia sempre pronta. Ma per me è un onore che tanti miei giocatori, Lollo, Fefè, Giangio, facciano gli allenatori. Quei ragazzi sono molto importanti per me". 

Redazione Volleyball.it

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