Estero | 22 marzo 2024, 13:18

Stati Uniti: Valeria Papa, "Viva Las Vegas"...

Il riscaldamento, il pre gara, i riti, La città che non dorme mai, il palasport della NBA

Valeria Papa a Las Vegas

Valeria Papa a Las Vegas

di Valeria Papa

LAS VEGAS (Stati Uniti) - Ben ritrovati! Vorrei portarvi con me in quello che è stato il mio esordio in questa Lega, avvenuto all'incirca dopo una decina di giorni dal mio arrivo.

Quando ti aggreghi a un gruppo che già si è costituito e ha iniziato la sua stagione per il primo periodo è tutto un cercare di capire, ma soprattutto un rincorrere e tentare di recuperare il tempo perduto. Devi accelerare l'apprendimento di schemi, conoscere i giocatori al tuo fianco (la cosa potrebbe rivelarsi più complicata di quanto possa sembrare se hai difficoltà a memorizzare i nomi) e quelli che incontrerai dall'altra parte della rete il tutto nel più veloce tempo possibile, ma soprattutto le tue abitudini, da un giorno all'altro, possono cambiare drasticamente.

Nel periodo precedente alla mia prima esperienza all'estero, come molti giocatori e allenatori, anche io avevo i miei piccoli o grandi riti scaramantici. Ti aggrappi a quelle abitudini, a quelle sequenze di azioni, all'uso della stessa biancheria (ovviamente pulita) o al cibo che mangi, e leghi il risultato delle tue prestazioni anche o soprattutto ad esse.

Quando sei in un paese diverso però ti rendi conto di quanto, anche sotto questo aspetto, sia necessario avere una grande capacità di adattamento. Difficilmente potrai trovare riso o pasta in bianco e bresaola o prosciutto crudo.

Racconto spesso di come in Germania abbiamo vinto una delle finali scudetto dopo aver mangiato milanese e patate al forno, per non parlare del Brasile, dove, in ogni pasto, durante le trasferte, avevi a disposizione un buffè con tutto ciò che potevi desiderare, ma non necessariamente salutare (mi è capitato di vedere una mia compagna bere solo bevande gassate per tutta la trasferta per esempio).

Diventa probabile quindi che la tua prestazione possa essere accompagnata da qualche strano brontolio di stomaco, qualche ruttino qua e là o da qualche visita di troppo al bagno. 

Ho sempre ritenuto che il più grande rito nella pallavolo sia la parte riguardante il riscaldamento: fasi diverse, ma in sequenza sempre uguale che ti avvicinano al fischio iniziale e anche in questo caso: “paese che vai usanze che trovi”.

Ed è proprio quello il momento in cui voglio portarvi con me a Las Vegas. Quando sono entrata nel palazzetto, lo stesso usato dalla squadra dell'NBA, sono rimasta per diverso tempo con la testa all'insù e continuavo a guardarmi intorno a destra e a sinistra. Raggiunti gli spogliatoi ho trovato un tavolo con frutta, pane, marmellate e tutti i tipi possibili di barrette proteiche e a fianco un frigo pieno di bottiglie di integratori. Nella mia squadra la prima fase di mobilizzazione avviene all'interno dello spogliatoio ed è a discrezione di ogni singolo giocatore, che a modo suo si prepara per un preliminare battuta e ricezione, che si sviluppa su due terne di ricettori: il campo è a disposizione prima della squadra di casa e poi di quella ospite.

Terminato il tuo tempo, una quindicina di minuti circa direi, si torna nello spogliatoio nell'attesa dell'inizio del riscaldamento ufficiale fatto di esercizi con elastici, qualche andatura, palla a coppie, salti a muro, difesa e ancora difesa a giro, inno nazionale americano, attacco a rete, battute, presentazione squadre con video di apertura e beeeeeeeeeeeeep si comincia: un po' diverso da quello che siamo abituati a fare in Italia solitamente.

Il mio primo riscaldamento è stato tutto una sorpresa e senza farmi troppe domande mi limitavo a seguire quello che facevano le mie compagne, ma in tutto questo nella mia mente continuava a passare solo un pensiero fisso e costante: "Vale ma ti rendi conto che stai per giocare una partita a Las Vegas?".

Tutto avrei immaginato nella mia carriera tranne una cosa di questo tipo. Superata l'età del college fino a questo momento nessuno avrebbe mai pensato di poter calcare i taraflex statunitensi: "Las Vegas Vale, sei a Las Vegas, la stessa città che vedevi in televisione in quelle riprese dall'alto mentre guardavi C.S.I. da piccola... Las Vegas!!!!!!".

Neanche vi sto a dire che appena finita la partita mi sono trovata nuovamente a testa all'insù questa volta affascinata dall'unicità e dall'assurdità di luci, persone e suoni della Strip, girando tra i tavoli dei casinò di cui conoscevo i nomi da sempre.

Ora, dopo un mesetto sono pronta per affrontare la mia seconda trasferta della stagione, indovinate dove sarà???? Inizia per Las e finisce con Vegas!

Redazione Volleyball.it

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