VNL Femminile | 06 maggio 2025, 14:39

Nazionali: Velasco: “Serve cambiare mentalità, troppa sfiducia nei giovani. I no all'azzurro? Porta chiusa”

Luca Muzzioli

Le convocate, i 4 no di Chirichella, Pietrini, Bonifacio e Lubian; la scelta tecnica su Bosio e Bosetti, il "no" di Bernardi...

Julio Velasco

Julio Velasco

MILANO – Durante la presentazione della stagione delle Nazionali italiane di pallavolo, il commissario tecnico della femminile Julio Velasco ha toccato diversi temi con la consueta franchezza: dall’anno post olimpico, alla gestione dei giovani talenti, fino alle scelte difficili su staff e atlete.

"È stato un inverno diverso – ha raccontato – anche per me, per motivi personali e familiari. Ma è stato anche un periodo per riflettere. Quest’anno, per la prima volta, c’è un Mondiale subito dopo l’Olimpiade. Di solito si chiude un ciclo, qui invece per me è l’inizio di uno. Per le ragazze no, perché loro arrivano da un percorso lungo: Mondiale, Europeo, VNL, Olimpiade. La fatica non è solo fisica, è anche mentale».

Velasco si è detto fiducioso sullo spirito del gruppo, ma ha lanciato un monito: "L’estate scorsa è andata tutto bene, abbiamo vinto ovunque, ma non dobbiamo aspettarci che vada sempre così. Dobbiamo essere pronti a rimontare da un 2-0, a vivere la fatica. Se immaginiamo una passeggiata, è pericoloso".

Sul tema dei giovani, Velasco è stato netto, facendo anche un parallelo con il calcio, aggancio che gli è valsa subito la copertina dei principali siti calcistici...: "Yamal non giocherebbe in Italia, soprattutto non avrebbe giocato un anno fa, come anche Pedri. Credo che qui non giocherebbero perché da noi c’è sfiducia e sospetto verso i giovani. Non sono mai pronti, c’è una certa esterofilia. Va cambiata questa mentalità: bisogna dare più fiducia ai giovani anche in Serie A e in Nazionale. Così si abbassano i costi e si aumenta l'entusiasmo, perché i giovani portano entusiasmo".

E a proposito di Nazionale, Velasco è stato altrettanto chiaro: "In Italia non può essere che ogni anno un’atleta decida se venire o meno in Nazionale, come succede in altri sport. Per me è una porta praticamente chiusa. Io non dico mai “mai”, ma come diceva Diego Maradona le eccezioni per lui erano cinque, per me sono zero. E comunque un 'no' è un 'no'. Anche chi dice 'ho dei problemi, appena li risolvo torno'... resta un “no”".

Sulla decisione di non convocare Caterina Bosetti: "È stata una scelta molto difficile, perché è stata fondamentale per la vittoria olimpica, a cui sono molto legato. Ma credo che in quel ruolo dobbiamo fare un passo in più, e abbiamo giocatrici che, pur non avendo ancora il suo nome, possono crescere. L’alternativa sarebbe 'teniamola e poi vediamo', ma questo è il modo migliore per non dare mai fiducia alle giovani. Bisogna avere il coraggio di bruciare le navi, di fare delle scelte".

Chiarezza anche sul ruolo delle veterane: "L’ho detto anche a Danesi: se domani trovassi una centrale che può dare anche solo un po’ di più, certe giocatrici non puoi tenerle in panchina. O giocano o non ci sono. Serve il coraggio di provare a migliorare prima, non aspettare che le cose vadano male".

Sul tema staff e allenatori, Velasco ha parlato anche di Lorenzo Bernardi, con cui c’è un rapporto umano e professionale che dura da una vita: "Con Lorenzo ci siamo parlati, e non ha detto un 'no' vero e proprio. Ma mi ha spiegato che in questa fase della sua carriera vuole concentrarsi al 100% sul club. Ha anche delle motivazioni personali, che rispetto totalmente. Detto questo, l’idea originale che avevo all’inizio – quella di avere nello staff tecnico della Nazionale i migliori allenatori di club italiani – nel lungo periodo non è attuabile. Per mille motivi, pratici e logistici. E oggi è tramontata".

Velasco ha poi espresso amarezza per una tendenza che si sta consolidando:
"Mi dispiace che i quattro migliori club turchi siano allenati da tecnici italiani. È bello per loro, ma è un problema per noi. Il miglior allenatore italiano femminile oggi lavora nella Nazionale turca. Lo dico con franchezza: questo mi dispiace. Mi piacerebbe che anche in Italia si aprissero più opportunità per allenatori italiani, che ci si fidasse di più di loro. Vorrei che allenatori come Barbolini tornassero ad allenare in Italia, che altri colleghi di valore trovassero spazio qui. Ma se le offerte arrivano solo dalla Turchia, è normale che scelgano di andare. Al loro posto lo farei anch’io".