Redazione Volleyball.it
SURABAYA (Indonesia) – Nei giorni scorsi, la Serbia Under 21 femminile è stata sconfitta 1-3 dal Vietnam nel girone del Mondiale di categoria in corso in Indonesia.
Nel dopo gara, la commissaria tecnica serba Marijana Boričić ha dichiarato: "Non ci siamo mai allenate, in fase di preparazione, contro squadre maschili...". Un’affermazione che, pur senza menzionare direttamente questioni di genere, è apparsa come un’allusione alle caratteristiche fisiche e ai tratti marcati di alcune avversarie, fattori che hanno esaltato la loro efficacia a muro e in attacco.
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La squadra asiatica ha infatti schierato tre giocatrici che si sono distinte per impatto fisico e potenza nei fondamentali, anche se non esistano riferimenti mediatici o comunicazioni ufficiali che attestino la presenza di atlete transgender nella formazione vietnamita.
In merito il regolamento della FIVB in materia di partecipazione per genere (art. 3.2) stabilisce che l’idoneità a giocare in una determinata categoria possa essere modificata, previo esame del Gender Eligibility Committee, valutando parametri fisiologici, medici e sportivi, con la possibilità di autorizzare eccezioni rispetto al limite ordinario di una sola atleta che abbia gareggiato nell’altro genere per evento.
Diverso l’approccio di alcune federazioni di altri Paesi, come USA Volleyball, che richiedono la corrispondenza tra categoria di gioco e sesso assegnato alla nascita, attestato dal certificato di nascita.
