Internazionale | 16 novembre 2024, 13:48

Storia e tecnologia: Emilio Spirito, ex posto 4 a Salerno, inventore delle statistiche nel volley...

Luca Muzzioli

Dagli Espon HX-20, ai codici per rilevare punti ed errori. Le intuizioni di tre grandi della pallavolo Pittera, Prandi e Velasco che sostennero l'innovazione, fino all'accordo con la Lega Pallavolo Serie A... poi il boom mondiale

Storia e tecnologia: Emilio Spirito, ex posto 4 a Salerno, inventore delle statistiche nel volley...

MODENA Emilio Spirito, il fondatore della Data Project e l'inventore del sistema di rilevazione statistica computerizzata nella pallavolo, è una figura leggendaria per gli appassionati del volley. Incontrato in un palasport al seguito di una partita di pallavolo della nazionale, Emilio, ancora legato al mondo del volley, si è raccontato e ha raccontato la pallavolo pionieristica... 

Come è iniziata la tua "vita" nella pallavolo e cosa l'ha motivava? 
"Giocavo discretamente nella squadra di Salerno, Indomita-Eudecor serie B/A2 negli anni ’70/’80, e studiavo alla facoltà di Scienze dell’informazione. Così comincia la mia storia nel mondo della pallavolo, lo sport che ha caratterizzato tutta la mia vita, anche professionale.Ho partecipato ad un paio di selezioni nazionali giovanili ed ho avuto modo di toccare con mano cosa significava nascere, crescere ed allenarsi in una società di periferia: i miei compagni di allora (Bertoli, Dametto, Errichiello, etc.) crescevano in società consolidate ed all’avanguardia (Modena, Torino, Treviso) ed i risultati sono stati più che evidenti.Io, come tanti altri giocatori con qualche talento restavamo “al palo” soprattutto perché in realtà di periferia, a quei tempi, le parole “aggiornamento tecnico”, “analisi statistica” erano semplicemente sconosciute. “Il miglior computer sono i miei occhi” questo mi sono sentito rispondere da tanti allenatori e per molti anni".

Come è nato il tuo interesse per l'analisi statistica nella pallavolo?
"Un giorno mi capitò tra le mani una rivista di pallavolo, pubblicata dalla Federazione Europea, in cui un professore dell’università di Praga parlava dello studio che stava portando avanti per raccogliere ed analizzare dati statistici nella pallavolo, sulle orme del basket. Utilizzava 6 studenti per ogni squadra che rilevavano manualmente i diversi fondamentali perché, secondo lui, “la pallavolo è uno sport troppo veloce per essere rilevato con il computer”.

"È stata la scintilla, la sfida, la motivazione: ci dovevo provare io. Anche perché avevo voglia di creare uno strumento 'scientifico/statistico' che togliesse la soggettività di valutazione agli allenatori, che in quel periodo e soprattutto in periferia, condizionavano il futuro e l’entusiasmo di tanti ragazzi".

Come hai sviluppato il primo prototipo del sistema di rilevazione statistica?
"Ho comprato quello che sarebbe stato considerato il primo portatile della storia, un Espon HX-20 (16 KB di RAM, 1 minicassetta, stampante 24 colonne incorporata, Display LCD 20 caratteri x 4 linee, Alimentazione a batterie non ricaricabili) ed ho cominciato a studiarmi la disposizione dei simboli sulla tastiera ed ad elaborare un sistema di codifica che consentisse di raccogliere il maggior numero di dati digitando il meno possibile".

"Le valutazioni dei singoli fondamentali dovevano essere intuitive e soprattutto ergonomiche e vicine: la valutazione negativa di un colpo “-“ doveva essere vicino ad un simbolo che rappresentasse l’errore, il doppio meno, quindi “=”. Così è nato anche il doppio più “#”, punto o colpo perfetto, vicino al simbolo del positivo “+”. “/”, mezzo punto, o “!” sono nati nello stesso modo, spesso interpretando esigenze e suggerimenti di amici allenatori".

"Una volta messo a punto il programma, che battezzai Data Volley, devo dire con successo, registravo i dati in tempo reale e li stampavo sul rotolino di carta della stampante. Sono molto orgoglioso di poter dire che il sistema di codifica che inventai in quel periodo è ancora oggi quello usato da tutti i migliori programmi di rilevazione ed analisi statistica nella pallavolo".

 



Come fu accolto il Data Volley nel mondo della pallavolo?
"Mi presentai ad una partita di pallavolo della Nazionale giovanile ed a fine partita feci vedere all’allenatore il rotolo con le statistiche delle giocatrici. Fui invitato a Roma ed allora cominciò la mia collaborazione ed amicizia con il Prof. Pittera, allora direttore tecnico della FIPAV, un ricercatore e precursore a cui deve molto la pallavolo moderna".

"La mia prima uscita, e penso anche la prima volta al mondo, fu sulla panchina della Nazionale Italiana di Silvano Prandi (quella di Bertoli, Lanfranco, Rebaudengo, etc.): a fine set davo all’allenatore il rotolino di carta con le statistiche".

"Fu un periodo molto intenso, molta ricerca, molto sviluppo ma poco ritorno economico. Nel 1985 organizzai la rilevazione statistica del campionato del mondo Juniores, per la prima volta al mondo in 8 campi diversi (allora non c’era Internet). Fu un successo, tecnico e di immagine, ma non economico. Questo fu un altro plus che misi in questa attività, oltre alla inventiva e genialità: anche se gli impegni non portavano a risultati economici interessanti, ho perseverato ed ho creduto nel progetto, ed alla fine sono stato premiato".



Come nacque la tua collaborazione con Julio Velasco?
"Quando, nel 1986 Velasco diventò l’allenatore della Panini di Modena, gli presentai il programma Data Volley e lui subito ne capì le potenzialità. Cominciò così anche un lungo periodo di collaborazione con lui e con il suo staff: la nazionale “di fenomeni” vinceva ed io ero il fornitore dello strumento di rilevazione ed analisi che Velasco utilizzava, anche in panchina".

"Sembrerà strano che io ora dica, anche in panchina, ma in quel periodo, parliamo del 1989/90, dove nessuno a livello mondiale aveva strumenti di analisi statistica a differenza della nazionale italiana che aveva il Data Volley, questo venne boicottato ufficialmente e venne proibito allo scoutman, Paolo Giardinieri, di passare alcun foglio o dato alla panchina durante la partita".

"Gli realizzai un antesignano sistema Wireless, basato su un modem, una radio VHF ed alimentato da una batteria da antifurto, il tutto in una borsa di pelle da cui spuntata un cavetto ed un’antenna appena visibile. Venivano inviati, in tempo quasi reale, i dati statistici rilevati a bordo campo al computer in panchina (Olivetti M10) per la elaborazione".

Quando il progetto iniziò a trovare successo?
"Il successo economico comunque ancora non arrivava: tanti articoli su giornali, belle soddisfazioni a seguito dei successi della nazionale, ma sistemi Data Volley venduti molto pochi. Poi la Lega Pallavolo ha deciso di rilevare i dati statistici di tutto il Campionato di serie A ed io ero l’unica realtà sulla piazza con competenze e referenze adeguate. Ho fatto il mio primo contratto “serio” con la Lega, contratto che poi si è prorogato fino ad oggi".

"Allora coinvolsi e formai tanti ragazzi in giro per l’Italia, cominciando con la rilevazione su moduli cartacei, inviati via fax a fine partita ed elaborati nel mio piccolo ufficio a Salerno il lunedì mattina. L’aggiornamento di Televideo, il comunicato stampa ai giornali con i tabellini delle partite e le classifiche di rendimento individuali partivano tutte da lì. Era un servizio che si basava sulla partecipazione di un gruppo di ragazzi fantastici: è anche grazie a loro che Data Volley e poi la Data Project ha avuto successo".

"E molti di loro, cavalcando il successo e la diffusione che nel frattempo il programma Data Volley cominciava a riscuotere, sono entrati negli staff tecnici delle migliori squadre, prima come scoutman, poi come secondi allenatori, e molti sono diventati primi allenatori di successo".

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