SAN PAOLO - Una miscela di ragione ed emozione ha travolto Tifanny, 40 anni, che è diventata la prima donna trans a vincere la Superliga femminile.
Ieri, giovedì 1º maggio, l’opposta ha aiutato l’Osasco São Cristóvão Saúde a battere il Sesi Bauru per 3-1 all’Ibirapuera, scrivendo così un altro importante capitolo nella storia della società. Pur ammettendo di essere sotto shock per questo traguardo tanto sognato, l’atleta ha anche raccontato le critiche affrontate e le battaglie combattute per arrivare in cima.
"Sono sotto shock. C’è una donna trans campionessa della Superliga, del Paulista, della Coppa del Brasile, e con tanto orgoglio. Ricevo molte critiche ogni giorno. In questa fase finale ho deciso di lasciare i social per concentrarmi. Anche quando non voglio, qualcuno mi tagga in qualcosa e questo fa male. Fa male sentire così tanta transfobia e cattiveria. Io non sono stata nemmeno ingaggiata per essere l’opposta titolare. Ho dovuto conquistarmi quel posto, lottare ogni giorno per poter giocare. Mi hanno etichettata come una giocatrice che 'sparisce', che non mette giù la palla nei momenti decisivi. Oggi sono orgogliosa di dire che sono una donna trans che non sparisce, perché non sono sparita quando ho scelto di essere la donna che sono e non sparirò ora che voglio essere una grande giocatrice. Ho chiuso i quarti di finale, la semifinale e la finale. Abbiamo vinto e oggi c’è rappresentanza dentro al campo per lo sport brasiliano e mondiale", ha dichiarato Tifanny ai microfoni di SporTV.
La schiacciatrice ha lasciato il campo con 24 punti (18 in attacco, 5 a muro, 1 ace), ed è stata una delle principali certezze dell’Osasco accanto a Natália nella partita che ha consegnato il trofeo. Il primo titolo di Superliga per Osasco dopo 13 anni porta decisamente il marchio della loro coppia.
Consapevole del peso della sua storia, Tifanny ha ricordato i giovani che si ispirano a lei ed espresso il desiderio che altre persone trans possano emergere nello sport. Già in questa stagione, aveva lanciato un appello per un maggiore rispetto della causa.
"Tanti bambini e adolescenti si ispirano a me e credono di poter avere un posto al sole. Molti lasciano presto la scuola a causa della transfobia, non hanno visibilità né spazio nel mondo del lavoro. Ogni giorno di più, sempre più persone trans stanno trovando spazio, e io ne sono la rappresentante nello sport. Continuerò la mia lotta e sarò felice solo quando ci saranno altre persone trans a rappresentare lo sport. Non lascerò mai cadere la mia palla a causa dei commenti transfobici. Se oggi sono qui, non è solo perché sono trans, ma perché ho lottato, ho avuto resilienza, ho lavorato ogni giorno e ho rinunciato a tante cose", ha concluso Tifanny.
Tifanny nota anche al campionato italiano. Nella stagione 2016/17 giocò infatti in Italia. Tifanny de Abreu esordì nel campionato di A2 femminile con la maglia della Golem Palmi (foto) ed il suo nome e la sua storia fecero il giro del pianeta. Non solo per le sue doti da pallavolista.
La giocatrice fu la prima atleta transgender a disputare un campionato “in rosa”. Fino al 2015 si chiamava Rodrigo. Una carriera alle spalle in Portogallo,Brasile, Spagna, Francia, Belgio, poi un difficile e lungo percorso che la mutò in ciò che sentiva fin dalla nascita: una donna a tutti gli effetti.