MODENA - Copertina e lunga intervista dedicata a Paola Egonu sul numero di GQ Italia dicembre. Firmata da Timothy Small, Paola si apre ad una conversazione intensa e personale, da cui emergono riflessioni profonde sul percorso, le ossessioni, le responsabilità e la vita lontano dai riflettori di una delle migliori pallavoliste del mondo.
Paola Egonu è abituata a convivere con definizioni pesanti. “La miglior pallavolista del mondo”, per esempio, è un’etichetta che Volleyball World le ha attribuito a inizio anno, e che inevitabilmente la segue ovunque. Ma, al di là dei numeri e dei trofei – un palmarès smisurato che da solo racconta una carriera – l’opposto della Nazionale italiana resta prima di tutto una donna, con una quotidianità fatta di disciplina, solitudine, ambizione e dubbi. Lo racconta in una lunga conversazione apparsa su GQ Italia, da cui emergono alcuni passaggi di grande sincerità.
Chi la incontra oggi vede la superstar, l’icona globale. Lei invece sintetizza la sua idea di forza in qualcosa di molto diverso dai punti e dai premi, questo il suo pensiero rilasciato nell'intervista: "Essere forti vuol dire alzarsi ogni volta che cadi e avere la forza di ricominciare da capo". Il suo talento, dice, esiste solo dentro un sistema collettivo: "Un attaccante forte tocca qualsiasi palla, ma l’attaccante viene valorizzato dal palleggiatore. Io dipendo tantissimo dalla squadra. È la fiducia delle compagne che mi permette di rischiare e tirare fuori quel 10% in più".
L’ossessione come motore
Egonu ammette senza esitazione di essere "ossessionata". In un passaggio significativo, spiega come dopo la crescita iniziale – quella in cui ogni settimana si migliorava visibilmente – arrivi il momento in cui progredire diventa un lavoro mentale feroce: "Da un certo punto in poi migliorare diventa ossessione. E la differenza, ad altissimo livello, la fa proprio quanto sei ossessionata dal voler ottenere quella cosa".
Un tema che ritorna quando parla della gestione della stanchezza: accettare i giorni in cui il corpo non risponde è parte integrante dell’essere professioniste. "Arrivi a livelli dove vuoi essere perfetta ogni giorno. Quando qualcosa non ti riesce, vai fuori di testa. Lì devi imparare la disciplina: accettare che oggi non ti viene e non perdere fiducia".
Quel momento in cui “si spegne tutto”
Paola racconta anche la ricerca del cosiddetto flow state, lo stato di totale concentrazione in cui il gesto tecnico diventa naturale. Non magia, dice, ma frutto di un allenamento quasi rituale: ripetere, ripetere e ancora ripetere. "Quando sei esausta, quello su cui atterra il tuo corpo sono le cose che hai praticato un milione di volte".
Il corpo, la carriera, la maternità
C’è poi un passaggio che apre una riflessione raramente affrontata nello sport femminile: la maternità. "Sono una donna e ho desideri di maternità", dice Egonu, con una lucidità che sorprende. "Per un uomo è diverso: può avere un figlio e tornare subito a giocare. Per noi il corpo cambia, devi fermarti, non sai se rientri allo stesso livello. È un grande conflitto".
Un tema che l’opposto azzurra non vive come un ostacolo, ma come un bivio che prima o poi andrà affrontato, trovando "il momento giusto".
La responsabilità di essere un simbolo
Nella parte più personale dell’intervista, Egonu ripensa al proprio ruolo pubblico. Non solo atleta, ma modello generazionale. "Non mi pesa essere un simbolo. Lo vivo come un onore, perché per la Paola bambina avrebbe fatto una differenza enorme vedere qualcuno come me". È uno dei passaggi più intensi dell’intero racconto: l’idea che la rappresentatività non sia un fardello, ma un compito.
Una vita spesso solitaria
Fuori dal campo, la quotidianità è molto diversa da ciò che immaginano i tifosi: "La vita dell’atleta è solitudine. Ti svegli sola, ti alleni, torni, ti alleni di nuovo. Non hai tempo di fermarti. Appena c’è un problema devi reagire, andare oltre". Un isolamento che Egonu definisce quasi "abituale", ma che rende ancora più preziosi i legami familiari e affettivi.
L’icona italiana che continua a inseguire il limite
Dalla provincia veneta ai palcoscenici internazionali, Paola Egonu è diventata una figura simbolica dello sport italiano e dell’Italia contemporanea: giovane, multietnica, complessa, determinata. Ma dietro l’immagine nell'intervista si scopre una donna che non smette di porsi domande, cercare nuovi orizzonti e costruire il proprio futuro.











