CONEGLIANO – Disciplina, consapevolezza, leadership, identità. Sono le quattro parole che attraversano il profilo che ELLE Brazil dedica a Gabriela “Gabi” Guimarães, schiacciatrice della Prosecco DOC Imoco Conegliano e oggi considerata una delle migliori giocatrici di volley del pianeta. Un articolo che racconta non solo l’atleta capace di trasformare ogni match in un manifesto di tecnica e carattere, ma soprattutto la donna che ha costruito una carriera d’élite partendo da un sogno semplice e gigantesco allo stesso tempo: “avere delle scelte”.
Da belo Horizonte al mondo: la parabola di una leader globale
Classe 1994, originaria di Belo Horizonte, Gabi è lontana dal Brasile dal 2019: prima a Istanbul con il VakifBank, ora a Conegliano, dove guida le Pantere con la maglia numero 10. A dicembre ha fatto tappa a San Paolo per il Mondiale per Club, torneo che ha appena disputato da protagonista assoluta.
Durante il suo breve ritorno in patria, ELLE l’ha voluta come volto di copertina: un set fotografico inconsueto per un’atleta, tra palloni giganti, vento scenografico e abiti couture. “Non avrei mai immaginato di posare così”, ha raccontato ridendo.
Dietro le immagini c’è un percorso costruito con metodo: meditazione al mattino, due ore di palestra, tre ore di allenamento tecnico, alimentazione rigidissima, recupero fisico quotidiano, lettura serale e otto ore di sonno. Una routine che la brasiliana descrive come “un pilastro fondamentale per stare bene, fisicamente e mentalmente”.

La svolta: accettare i limiti, trasformarli in punti di forza
Gabi ha dovuto lottare anche contro i giudizi sul fisico: con i suoi 1,80 m, è più bassa della media delle schiacciatrici internazionali. “Mi dissero che sarebbe stato un limite. Ho capito che avrei dovuto compensare in altro modo”.
La svolta è arrivata in Turchia, quando è approdata nel club più competitivo del mondo, il VakifBank: “Era il livello più alto che avessi mai visto. Nessuno mi conosceva. Dovevo dimostrare tutto”.
È lì che nasce la nuova Gabi: terapia, meditazione, disciplina, alimentazione controllata. “Un’immersione totale per diventare l’atleta che volevo essere”.
Una trasformazione che l’ha portata a essere, oggi, unanimemente riconosciuta come una delle migliori al mondo.
Il peso della fascia: una capitana che ascolta, osserva, protegge
Gabi non si era mai immaginata leader. Eppure, prima Giovanni Guidetti in Turchia e poi Zé Roberto con il Brasile le hanno affidato la fascia. Oggi guida gruppi che vivono cicli di cambi generazionali profondi e parla apertamente di salute mentale: “So chi devo tirare su, chi devo abbracciare, chi devo spronare. Se le compagne stanno bene, performano bene.”
Anche le sconfitte sono diventate lezioni personali. Dopo il ko olimpico con gli Stati Uniti a Parigi, Gabi disse di sentirsi responsabile: Zé Roberto intervenne subito. Da lì è partito un lavoro interiore: accettare l’errore, gestire la pressione, non confondere autocritica e autolesionismo.
Oltre il campo: democratizzare il volley e portarlo a tutti
Gabi è anche protagonista del nuovo volto mediatico del volley femminile. Con il suo canale YouTube porta le partite in chiaro a milioni di persone: “Voglio avvicinare chi non può permettersi una pay-tv. Più pubblico significa più investimenti, più strutture, più futuro.”
Il suo impatto è tangibile: quasi 4 milioni di visualizzazioni e una popolarità internazionale rara per una pallavolista.
La voce attiva: lotta contro omofobia e discriminazioni
Gabi parla apertamente della propria sessualità, del percorso di accettazione e del silenzio che avvolgeva il tema quando era giovane: “Quando non se ne parla, si pensa che sia sbagliato.”
Sottolinea il ruolo dello sport come luogo di inclusione e responsabilità: “Gli ambienti devono essere sicuri. Non possiamo aspettare che la vittima denunci: servono dirigenti pronti a intervenire.”
Racconta anche l’importanza delle sue prime riferimenti, Carol (Ana Carolina da Silva), e l’emozione di sentirsi dire dai fan: “Grazie per rappresentare la nostra comunità.”

Gli obiettivi futuri: Los Angeles 2028 e… una famiglia
Gabi vuole continuare a giocare ad alto livello almeno fino ai 38 anni: nel mirino ci sono il Mondiale 2027 e le Olimpiadi di Los Angeles 2028. Dopo, una possibile pausa dalla Nazionale e qualche stagione all’estero, prima di tornare in Brasile.
Parla anche della maternità, un desiderio reale ma non immediato: “Voglio una famiglia, ma oggi non avrei il tempo. Ci penso a lungo termine.”
Una stella globale, un riferimento umano
Tra tutte le frasi dell’intervista, una racchiude meglio di tutte la figura di Gabi Guimarães: “O esporte transformou a minha vida, e eu acredito que a gente também pode transformar o esporte.” “Lo sport ha trasformato la mia vita, e credo che anche noi possiamo trasformare lo sport.”
E, come conclude Gabi, “il mio più grande orgoglio è non aver mai smesso di essere me stessa”.











