MODENA - Nelle parole di Sarah Fahr, campionessa del mondo con l’Italia, c’è la forza di una storia che va oltre la pallavolo. Il suo intervento di ieri sera alla trasmissione televisiva Le Iene è un viaggio intimo tra identità e rinascita: dalla sensazione di “essere diversa” da bambina, alla scoperta delle due anime che convivono in lei – quella fragile e quella determinata – fino alla doppia risalita dopo i gravi infortuni al ginocchio.
Nel suo racconto, Fahr intreccia ricordi personali e simboli potenti, come l’incontro con un libraio capace di trasformare il dolore in resistenza silenziosa, e conclude con un gesto concreto – il dono delle scarpe alle ragazze volontarie dopo una finale – che diventa invito a sognare e a credere nelle proprie possibilità.
L'intervento di Sarah Fahr al "Le Iene"
Portavo il cognome di mia mamma prima di quello di papà e questa differenza, da piccola, mi faceva pensare di essere importante, di venire da un universo parallelo che solo io potevo vedere. Così, ho sempre creduto che se fossi stata capace di visualizzare i miei desideri più nascosti, invisibili agli altri, questi avrebbero preso vita, come se la donna che ero e quella che sognavo di essere potessero esistere nello stesso istante.
Forse per questo ho sempre visto due lati di Sarah, una debole e una decisa, una scarsa e una forte, una che odiavo e una che amavo.
Oggi, da campionessa del mondo, ricordo la Sarah ferita, a terra, con il ginocchio rotto per ben due volte, un trauma che ho superato grazie alla convinzione che la vita ti offre sempre il momento giusto per reagire.
Il mio è stato l'incontro con un libraio che da 18 anni lottava per addomesticare una parte del corpo danneggiata dalla nascita, senza lamentarsi. Lì ho visualizzato la lunga risalita verso la vittoria, una fatica ripagata ogni giorno dalla luce negli occhi di chi mi segue e mi sostiene, la stessa luce che ho incrociato qualche tempo fa negli occhi emozionati delle ragazze volontarie che pulivano il campo dopo una finale.
A loro ho regalato le mie scarpe, sperando che quel gesto possa aiutarle a sognare, a trovare il coraggio di immaginarsi e di vedersi lì, al mio posto, anche loro, come me e le mie compagne, campionesse.
Grazie.