Estero | 16 ottobre 2025, 15:59

Cina: Marco Musso, da Pechino il racconto del tecnico italiano tra sogni, seconde linee e teste di mucca...

Luca Muzzioli

Il tecnico piemontese, dopo i primi passi a Chieri e 15 stagioni a Busto Arsizio oggi a Pechino costruisce la nazionale cinese del futuro

Marco Musso, nel 2024 nello staff azzurro di Mencarelli con le azzurre U21

Marco Musso, nel 2024 nello staff azzurro di Mencarelli con le azzurre U21

PECHINO – Bicicletta alle 6.50 del mattino, due chilometri di strada e poi colazione nel campus. È cominciata così l’avventura cinese di Marco Musso, allenatore italiano che dalla stagione 2025/26 guida il gruppo Under 20 all’interno della scuola del volley di Pechino. Una realtà sportiva imponente e, a tratti, quasi irreale per chi arriva dal sistema italiano.

"Pechino oggi è totalmente diversa da quella che molti ricordano ai tempi delle Olimpiadi. Io non posso fare confronti, perché per me questa è la prima volta, ma chi c'è stato dieci anni fa mi dice che è cambiato tutto", racconta. La città è enorme, frenetica, affascinante, eppure la routine ha già preso un suo equilibrio: "Mi trovo molto bene. La struttura dove lavoro è impensabile per noi: dieci campi da volley, un palazzetto da diecimila posti, sale pesi, piscine, campi da basket, atletica, judo. È un mondo."

Ma come si finisce ad allenare in Cina? "Tutto è nato grazie al mio procuratore, che lavora molto in Asia. Quando mi ha proposto questa opportunità, ho subito capito che era una sfida stimolante". Il contratto è fino a giugno 2026, ma la visione cinese va ben oltre: "Qui si parla già di Los Angeles 2028 e Brisbane 2032. L’obiettivo non è vincere il campionato Under 19, ma fornire atlete alla nazionale maggiore". Un approccio quasi statale: "Lavoriamo per il futuro della nazionale. Siamo un serbatoio, un sistema pensato per formare atlete, non per vincere tornei giovanili".

Allenare giovani cinesi, però, significa anche scontrarsi con una cultura sportiva radicalmente diversa: "Loro sono abituati a sessioni lunghissime, quattro ore la mattina e quattro il pomeriggio, ma con un ritmo poco serrato. Quando hanno iniziato con me, dopo due ore e mezza erano stremate. Faccio fatica a non sembrare arrogante, ma si capisce perché cercano gli italiani: portiamo una metodologia diversa, più efficace".

Il curriculum di Musso, con l’Europeo U22 vinto con l’Italia nel 2024, ha fatto la differenza: "Ci tenevano ad avere un allenatore che venisse da un sistema vincente. Volevano curriculum, foto con la medaglia. Sono molto formali", sorride.

Nel suo gruppo ci sono già atlete che hanno partecipato al Mondiale U21 vinto nel 2023, e qualche nome interessante è già stato segnalato a club italiani: "Ho una ragazza tra centrale e opposto che è davvero notevole, e due palleggiatrici interessanti. I liberi qui spopolano, come in Giappone. Hanno una grande cultura della seconda linea". Ma se il femminile qualcosa ha raccolto, il maschile resta un enigma: "Su un miliardo e mezzo di persone, ancora non riescono a emergere. Il problema è metodologico, lo dicono anche loro. Negli sport individuali primeggiano, ma nei giochi di squadra faticano tantissimo". "Quando vedi allenarsi i tuffatori o i pesisti, è come guardare un’opera d’arte". In un solo allenamento, gli atleti dei tuffi fanno anche 300 lanci da piattaforma da dieci metri: "Numeri impensabili per noi. Eppure lo fanno. Sono precisi, ossessivi, e hanno strutture incredibili", racconta con stupore.

Anche la vita quotidiana è un continuo adattamento: "Il cibo non ha nulla a che vedere con quello che conosciamo nei ristoranti cinesi in Italia. È speziato, piccante, molto più complesso. L’altra sera mi hanno servito la testa di una mucca intera. L’ho mangiata, era buonissima, ma se me l’avessero detto prima forse avrei esitato", scherza. "Mia madre quando ha visto la foto mi ha chiesto se era un dinosauro". Il cibo è solo uno degli elementi di un mondo totalmente diverso: "Qui a mezzanotte c'è traffico come a Milano alle 18. E ovunque trovi gente che fa attività fisica nelle piazze, anche cinquantenni e sessantenni. Hanno un’educazione al corpo impressionante."

Quanto a ciò che si aspetta da questa esperienza, Musso è chiaro: "Intanto mi porto via la possibilità di lavorare in piena libertà. Dal primo giorno ho avuto carta bianca. Questo non era scontato. Ho potuto applicare la mia visione, la metodologia che ho imparato in Italia, anche quella condivisa con Mencarelli nei tanti anni insieme."

E il futuro? "In questo momento non mi dispiace stare all’estero. L’Italia è sempre un punto di riferimento, ho i miei affetti, i miei figli, ma ora non faccio programmi. Mi piacerebbe un giorno vincere uno scudetto in Italia. È più un sogno che un obiettivo reale, ma lo tengo lì". Dopo l’esperienza a Blaj e ora in Cina, il percorso internazionale continua. "Però in Italia non ho mai trovato strutture come qui, e nemmeno l’organizzazione che ho trovato a Blaj".