MODENA - Negli ultimi giorni il nome di Noumory Keita è tornato con forza al centro del dibattito sulla Nazionale italiana, intrecciandosi con il tema, sempre più delicato, delle naturalizzazioni e del prossimo cambio di regolamento FIVB. L’opposto maliano, 24 anni, ha avviato la procedura per ottenere la cittadinanza italiana e, secondo quanto filtra dagli ambienti federali, la FIPAV sta seguendo da vicino l’evoluzione della pratica.
A confermarlo è stato anche il presidente federale Giuseppe Manfredi, che al Corsport ha chiarito come la Federazione stia monitorando la situazione, nel rispetto delle regole attuali e di quelle che entreranno in vigore nei prossimi mesi. Il nodo centrale, infatti, non è tanto la cittadinanza in sé, quanto il quadro normativo internazionale che la FIVB si appresta a modificare.
Dal 28 febbraio 2026 dovrebbe entrare in vigore una nuova norma sulle naturalizzazioni, più restrittiva rispetto al passato: solo due giocatori naturalizzati per Nazionale e, soprattutto, l’impossibilità di rappresentare una federazione diversa se si è già scesi in campo con la selezione del Paese d’origine. Ed è proprio qui che si inserisce il caso Keita, che in passato ha vestito la maglia del Mali a livello Under 17 e più recentemente - 2022 - quella della nazionale maggiore in una gara zonale della Coppa d'Africa (3-0 al Ghana)
Il punto, ancora aperto, riguarda l’eventuale retroattività della norma. Se la nuova regolamentazione non fosse retroattiva, eventuali procedure concluse prima dell’entrata in vigore potrebbero seguire il quadro precedente. Se invece la FIVB decidesse per un’applicazione piena e senza deroghe, lo scenario cambierebbe radicalmente. È su questo crinale che si gioca la vera partita, trasformando la vicenda in una corsa contro il tempo.
Dalla Federazione filtra una linea di prudenza: le regole, una volta stabilite, devono valere per tutti e soprattutto durare nel tempo. Evitare una “gara alle naturalizzazioni” è considerato un principio fondamentale per non impoverire il patrimonio tecnico delle Nazionali più piccole. Allo stesso tempo, viene ribadito che monitorare giocatori di alto livello, importanti per il movimento e per lo spettacolo, resta legittimo.
Nel caso specifico di Keita, l’intenzione è chiara: seguire l’iter senza forzature, verificando se il percorso possa rientrare nei paletti regolamentari prima del cambio di norme. Perché, come viene sottolineato negli ambienti federali, se una regola non passa per l’Italia, non deve passare per nessuno.











