MODENA - Nel corso della trentaduesima puntata di After Hours – La SuperLega di notte, trasmessa in diretta sui canali social della Lega Pallavolo Serie A, l’allenatore della Valsa Group Modena Alberto Giuliani ha tracciato un bilancio schietto e profondo sulla stagione appena conclusa, parlando dell’evoluzione della sua squadra, del proprio approccio e dei giovani talenti cresciuti nel corso dell’anno.
A cominciare dalla sfida contro Padova, in cui Giuliani ha riconosciuto il merito di Buchegger, capace di scuotere emotivamente il gruppo e trascinarlo verso una reazione concreta e determinante. “Con Padova, per vincere, era necessario fare bene – ha spiegato – e Buchegger ci ha tolto dall’imbarazzo iniziale con un impatto emotivo che è diventato anche tecnico”.
Una stagione vissuta spesso tra alti e bassi, con momenti di tensione e insicurezza che hanno limitato il potenziale della squadra: “Durante l’anno ci siamo trovati troppo spesso fermi sulle gambe, incapaci di esprimere ciò che avremmo potuto. Forse avremmo potuto avere quattro o cinque punti in più, ma non sarebbe comunque cambiata la posizione in classifica. Modena è dove doveva essere”. Tuttavia, Giuliani si tiene stretto “i grossissimi miglioramenti dei ragazzi giovani”, considerandoli un vero premio alla costanza del lavoro stagionale.
Significativo anche il passaggio in cui l’allenatore marchigiano riflette sulla propria evoluzione: “Mi vedo totalmente cambiato rispetto al passato. I ragazzi di oggi hanno tanto da dare, ma serve un approccio diverso per farlo emergere. Non credo di essermi indurito, ma ho dovuto modificare il modo di trasmettere le esigenze tecniche. Oggi la pallavolo non perdona: per ottenere rendimento alto, serve attenzione costante”.
Tra i giovani più promettenti, Giuliani spende parole importanti per Pardo: “Ha un talento difficile da vedere, ma quando tocca la palla non fa mai danni. Sta vivendo una trasformazione fisica e tecnica impressionante”. E su Rinaldi, protagonista sfortunato: “Aveva iniziato alla grande, poi ha dovuto convivere con problemi alla spalla che ne hanno condizionato il rendimento. Poteva fare il salto di qualità. La sua scelta di lasciare? È personale. Difficile dire di no a certe proposte, forse anche dire di sì lo è stato”.
Infine, un’osservazione sull’evoluzione del gioco moderno: “Oggi in ogni squadra ci sono quattro o cinque giocatori che tirano fortissimo. Questo cambia tutto: la ricezione, la velocità del gioco, il cambio palla. Quando sento dire ‘ai miei tempi queste cose non si sbagliavano’, inviterei certi nostalgici a partecipare a un allenamento di ricezione: capirebbero la differenza”.