MILANO – È l’immagine di una campionessa che si ferma, guarda indietro e sceglie le parole con attenzione quella che emerge dall’intervista a Paola Egonu, pubblicata oggi su Sportweek, settimanale de La Gazzetta dello Sport. Non solo la pallavolista che ha vinto tutto, ma una donna che ha attraversato anche momenti complessi, trovando un nuovo equilibrio personale e sportivo.
A 27 anni, Egonu non parla di svolta, ma di continuità. “Direi la Paola di sempre, che anno dopo anno matura con l’esperienza. Più di tutto, mi sento molto grata”. Gratitudine per la carriera, per il club, per la Nazionale, ma anche per la possibilità di fermarsi e riconoscere il valore del percorso fatto.
Il Natale diventa il simbolo di questo bisogno di rallentare. Nessuna richiesta materiale, ma il desiderio di recuperare il tempo dell’infanzia, quello vissuto in famiglia. “Vorrei rivivere quella calma, quella pace e percepire il Natale come da bambina”, racconta, richiamando immagini semplici e quotidiane che oggi assumono un peso diverso.
Sul piano sportivo, la stagione 2025/26 ha portato una novità importante: la fascia di capitano al Vero Volley Milano. Un ruolo che va oltre il rendimento individuale. “Non posso avere più solo l’ossessione verso me stessa, devo pensare a tutte”, spiega Egonu, sottolineando come questa responsabilità collettiva le abbia fatto riscoprire un legame ancora più profondo con la pallavolo. “Fare il capitano mi sta facendo amare molto di più questo sport”.
Nell’intervista trova spazio anche il passaggio più delicato degli ultimi anni, la pausa dalla Nazionale. Una scelta di tutela personale, non un addio. “Ho solo dato tempo al tempo”, dice, spiegando come le ferite legate ai risultati e alle aspettative abbiano avuto bisogno di essere elaborate. Il ritorno in azzurro è arrivato con una nuova consapevolezza: “La Nazionale è un onore e un privilegio”.
Egonu torna anche sulle parole pronunciate in passato sul tema del razzismo in Italia. Non rinnega le idee, ma riconosce che oggi cambierebbe il modo e il momento in cui esprimerle. “La diversità non è un problema, anzi: se lavoriamo insieme si può fare meglio”, afferma, ribadendo il ruolo dello sport come strumento culturale e sociale.
Il fatto di essere diventata un simbolo – di integrazione, di libertà personale, di rappresentanza – non è mai stato vissuto come un peso. “Il fatto di poter ispirare i giovani è una cosa non da poco”, spiega, raccontando gli incontri con persone che la ringraziano non per le vittorie, ma per quello che rappresenta.
C’è spazio anche per la dimensione privata. Un nuovo amore, raccontato con misura e senza dettagli. “Sono felice. Felice e innamorata”. Una frase breve, che dice molto del momento che sta vivendo.
Tra i tanti successi della carriera, Egonu individua un’emozione particolare nella Supercoppa vinta con Milano. Non per il prestigio del trofeo, ma per il significato del percorso. “Una partita devastante, credo di essermi goduta tutte le emozioni”, spiega, ricordando il primo titolo conquistato con il club dopo tre anni di lavoro condiviso.
La fame di vittorie, però, non è venuta meno. “Ogni volta che vinci devi ripartire da capo. Per me è impossibile pensare di accontentarmi”. Cambia la consapevolezza, non l’ambizione.
Infine, un passaggio centrale sull’importanza della salute mentale, affrontata senza reticenze. Il lavoro personale, il supporto psicologico messo a disposizione dal club, l’accettazione delle proprie emozioni. “Conoscersi meglio e accettare le proprie paure ti fa vivere meglio”.
Il futuro, per ora, resta sullo sfondo. Ci sono ancora obiettivi da inseguire, stagioni da giocare, responsabilità da gestire. L’intervista di oggi su Sportweek restituisce l’immagine di una Paola Egonu pienamente consapevole del proprio ruolo, ma soprattutto di una donna che ha imparato a stare bene dentro e fuori dal campo.











