Estero | 21 maggio 2025, 15:33

Lublino: Massimo Botti, "La fiducia è stata la chiave. Questo scudetto polacco è il mio traguardo più importante"

Luca Muzzioli

Lublino:  Massimo Botti, "La fiducia è stata la chiave. Questo scudetto polacco è il mio traguardo più importante"

POLONIA - Ieri sera in quella che è a tutti gli effetti una serata degli oscar polacchi Massimo Botti è stato nominato allenatore dell'anno in PlusLiga e nella TAURON Liga, allenatore dei campioni polacchi, Bogdanka LUK Lublino. L'ultimo riconoscimento di una stagione eccezionale per il tecnico piacentino che gli ha visto vincere anche la Challenge Cup.

Massimo, come sta vivendo queste ore dopo lo Scudetto vinto con il LUK Lublin?
“Molto bene, davvero. Sono ancora in Polonia per sbrigare le ultime cose, ma non vedo l’ora di tornare a casa. È un momento speciale, intenso. Vincere qui, con una squadra costruita senza grandi proclami, dà una soddisfazione enorme.”

Un risultato che all’inizio pochi avrebbero pronosticato…
“Lo so. Però io fin dall’inizio avevo la sensazione di aver costruito una squadra interessante. Con la società abbiamo scelto profili non solo validi tecnicamente, ma con motivazione, margine di crescita, voglia. E poi si è aggiunto Wilfredo León: un colpo importante, preso quando era ancora una scommessa. Anche questo è stato un segnale di coraggio e competenza.”

Cosa ha dato León alla squadra?
“Ha fatto la differenza. Non solo in campo, ma anche nello spogliatoio. Mentalità, ambizione, carisma. Quando l’ho incontrato la prima volta, a Ljubljana durante la VNL, non mi aveva nemmeno riconosciuto – mi ha fatto sorridere. Poi abbiamo parlato e ci siamo capiti. Ha portato dentro lo spirito giusto.”

L’aspetto mentale è stato decisivo?
“Fondamentale. Nessuno dei nostri giocatori – a parte Wilfredo – era mai arrivato oltre un quarto di finale. Era necessario costruire una nuova mentalità. Dopo aver battuto lo ZAKSA nei quarti, in semifinale ci attendeva lo Jastrzebski, che ci aveva dominati in Coppa. Vincere due volte lì ha cambiato tutto. Da quel momento abbiamo capito che potevamo farcela davvero.”

Il segreto?
“La fiducia. Io ho sempre creduto nei ragazzi, anche quando perdevamo. È quello che ho cercato di trasmettere. Ho avuto grandi allenatori nella mia carriera da giocatore, ma quelli che mi hanno lasciato qualcosa sono quelli che mi facevano sentire fiducia. Ho cercato di fare lo stesso. Chi in particolar modo? Senza dubbio Bebeto.”

A un certo punto sembrava che la vostra squadra fosse diventata 'un’altra'.
“Sì. Ci siamo sbloccati. Abbiamo preso coscienza che potevamo vincere anche senza essere perfetti. Era quello che ripetevo: non voglio squadre perfette, non lo sono nemmeno io. Ma chi accetta i propri limiti e cerca di superarli ha un potenziale enorme. E noi abbiamo fatto proprio questo.”

Nessuna chiamata dall’Italia dopo questo trionfo?
“No, nessuno. Nessun contatto.”

E per il futuro? Resta in Polonia?
“Sì, cambio club. Ho firmato già a novembre. In Polonia le notizie volano e qui lo sapevano tutti già poche ore dopo. Non era ancora ufficiale, ma sì, resto in PlusLiga.”

Il sogno nel cassetto?
“Allenare una Nazionale. Non importa quale. Sarebbe una sfida straordinaria. L’Italia? Abbiamo già il migliore, De Giorgi. Io intanto continuo a fare esperienza, a lavorare, a crescere.”

Tornando al passato, il capitolo Piacenza resta un rammarico?
“Ci sono stati momenti importanti, ma anche tanta fatica. Ho vinto due trofei e mi è stato chiesto un passo indietro. Forse il mio nome non era ancora ‘forte’ abbastanza. Forse c’era un pregiudizio. Ma sono felice lo stesso, perché da quella porta si è aperto un portone.”

E ora c’è anche uno Scudetto polacco da aggiornare nella sua Wikipedia…
“Già, ma io non la tocco. Non so nemmeno chi la gestisce. Prima o poi comparirà.”

E l’estate?
“Mi aggiornerò, andrò a vedere qualche collegiale, starò in Italia con la famiglia. Sole, affetti, buon cibo. Ho bisogno anche di quello.”