Comunichescion | 10 settembre 2025, 20:10

Doveva andare così. È andata così!

Luca Muzzioli

Bravi e brave tutti a non lasciarsi sfuggire l’occasione in un momento storico un cui le azzurre sono all'apice di un ciclo e molte delle principali avversarie in pieno ricambo generazionale... Ora tocca agli azzurri di un Fefé sotto esame

Velasco, il presidente Mattarella, De Gennaro, De Giorgi...

Velasco, il presidente Mattarella, De Gennaro, De Giorgi...

L’Italia ha conquistato un Mondiale che sentiva profondamente suo. Un successo nato da una combinazione di fattori favorevoli e meriti costruiti nel tempo: la maturità tecnica e mentale raggiunta da un gruppo coeso e affiatato, in un momento in cui molte rivali erano nel pieno di un ricambio generazionale. È stato il momento giusto, colto nel modo giusto.

Doveva andare così. È andata così. Bravi e brave tutti a non lasciarsi sfuggire l’occasione. La squadra azzurra, guidata da Julio Velasco, ha compiuto quello step che da tempo sembrava possibile ma mai del tutto realizzato, almeno fino a un anno fa, quando ha aperto la storica striscia di 34 vittorie consecutive: un record assoluto per la pallavolo femminile italiana. Una serie che ha attraversato i trionfi in VNL 2024, alle Olimpiadi di Parigi 2024, in VNL 2025 e ora al Mondiale. Il tecnico italo argentino ha trasformato il potenziale in concretezza, dando continuità a un ciclo vincente senza precedenti.

L’ultimo ballo di Monica De Gennaro

Questa vittoria ha il sapore speciale dell’addio di Monica De Gennaro alla maglia azzurra. Il Mondiale era l’ultimo titolo che le mancava in una carriera leggendaria: tre ori in VNL, un oro olimpico, un Europeo e ora il tetto del mondo. Miglior libero del torneo, con 364 presenze ufficiali – quasi un anno intero passato in campo con l’Italia – De Gennaro lascia la Nazionale al culmine della sua parabola. La sua assenza sarà una perdita tecnica e umana pesantissima: la leadership silenziosa, la guida della seconda linea e il carisma nel tenere insieme il gruppo saranno difficili da sostituire. Questo oro è il coronamento personale per una delle più grandi giocatrici della storia azzurra.

Solo Gabi

Sul piano tecnico, l’Italia si è dimostrata superiore alla concorrenza in quasi tutti i reparti. L’unico ruolo dove un innesto avrebbe potuto rappresentare un effettivo miglioramento è quello della banda: tra le avversarie affrontate nelle fasi finali, solo Gabi, fuoriclasse brasiliana e leader della Conegliano tricolore, avrebbe potuto portare un plus. Se inserita al posto del ticket Nervini-Giovannini – giovani di belle speranze, coraggiose e generose, ma ancora in fase di crescita – avrebbe rappresentato un upgrade reale, l’unico cambio possibile per migliorare un sistema già vincente.

Per il resto tutto ha funzionato: la staffetta Egonu–Antropova, le centrali Fahr e Danesi, la regia di Orro con il supporto di Cambi, la seconda linea guidata da De Gennaro e Sylla. In ogni fondamentale chiave, l’Italia ha mostrato equilibrio, lucidità e continuità.

Le stonature

Resta una nota dolente: la formula FIVB ha mostrato tutti i suoi limiti nella seconda fase, creando un tabellone squilibrato. Nello stesso lato si sono ritrovate le prime tre del ranking mondiale – Italia, Brasile e Polonia – compromettendo l’equilibrio competitivo. Sarebbe bastato costruire il tabellone in base al ranking aggiornato, con teste di serie numero uno e due Italia e Brasile: le due migliori avrebbero avuto un percorso equamente distribuito e si sarebbero potute incontrare solo in finale. Ovviamente avversarie permettendo.

Ma anche in un contesto imperfetto il campo ha parlato chiaro: l’Italia era la più forte. E ha vinto.

 

Un Mondiale che esalta la scuola degli allenatori italiani

Questo torneo ha celebrato anche la scuola tecnica italiana: Daniele Santarelli ha portato la Turchia fino alla finale, ad un passo dalla gloria mondiale; Alessandro Orefice ha guidato la Slovenia a scalare cinque posizioni nel ranking FIVB e a sfiorare i quarti, perdendo con la Turchia dopo due set ai vantaggi; Stefano Lavarini ha portato la Polonia ai quarti, confermandone il valore internazionale. La panchina in salsa italiana si conferma una delle eccellenze esportate e riconosciute in tutto il mondo.

Ora la palla passa alla squadra maschile

Dall’oro che porterà le azzurre dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, l’attenzione si sposta sulla Nazionale maschile, detentrice del titolo mondiale vinto nel 2022. L’Italia vive ora una situazione inedita, con entrambi i titoli iridati in bacheca, ma con prospettive diverse: gli uomini di Ferdinando De Giorgi si presentano con qualche acciacco e più interrogativi rispetto alle azzurre, che partivano da favorite.

Sarà un Mondiale tutto da combattere. Anche nel 2022 l’Italia non partiva favorita, ma seppe conquistare il titolo con merito. Polonia, Brasile e Francia restano le rivali più pericolose, con i polacchi forse i veri favoriti di questa rassegna. Sul cammino pesa l’infortunio di Daniele Lavia, fermatosi in una seduta di sala pesi alla vigilia: un’assenza pesantissima per Trento e per la Nazionale, che ha creato malumori nel club. La pressione su De Giorgi aumenta, con il dibattito che lo mette a confronto con Velasco e ne mette sotto esame il percorso. Questo Mondiale potrebbe diventare il momento della verità nel cammino che porta a Los Angeles 2028.