Comunichescion | 09 ottobre 2025, 23:04

FIVB, due pesi e due misure? Il caso tedesco che smaschera le falle del volley mondiale

Luca Muzzioli

La Supercoppa femminile tedesca giocata il 4 ottobre viola il periodo di quattro settimane di stop dalla fine del Mondiale imposte dalla FIVB. Nella finale tra Dresda e Schwerin erano in campo 10 giocatrici che hanno giocato a Bangkok...

Dresda festeggia il 3-1 al Palmberg Schwerin

Dresda festeggia il 3-1 al Palmberg Schwerin

C’è un caso internazionale che rischia di scuotere la credibilità della pallavolo mondiale, ed è giusto dirlo chiaramente: a volte, le regole sembrano valere solo per alcuni.

La FIVB, la Federazione Mondiale, ha imposto tempi di stop rigidi e inderogabili tra la fine dei Mondiali e l’inizio dei campionati nazionali: quattro settimane per le donne, tre per gli uomini. Regola che ha una ispirazione forse sacrosanta, sulla carta: serve a tutelare gli atleti, a garantire un periodo di recupero dopo un’estate massacrante di impegni. Una regola che penalizza fortemente i calendari nazionali sempre troppo compressi e che non vede mai la FIVB - per salvaguardare gli atleti -restringere i propri impegni agonistici, anzi... 

Poi arriva la realtà, e la realtà – come spesso accade – racconta altro. Perché, se da un lato si impone alle leghe di fermarsi in modo categorico, dall’altro si chiude un occhio su tutto ciò che accade fuori dai campionati nazionali.

In queste settimane, infatti, non sono mancate partite amichevoli e tornei internazionali che hanno coinvolto proprio gli stessi giocatori e giocatrici reduci dai Mondiali.

Un esempio? La Sir Susa Vim Perugia, campione d’Europa in carica, è volata in Giappone per partecipare a una tournée amichevole dal chiaro valore promozionale, ma pur sempre agonistica. E in campo, a distanza di pochi giorni dal Mondiale, ci sono andati molti dei protagonisti della rassegna iridata.
Insomma, la necessità assoluta di questo stop non sembra così inderogabile nemmeno per chi lo deve rispettare: spesso gli stessi atleti, impegnati in amichevoli e trasferte intercontinentali, non danno certo l’impressione di sentirne il bisogno.

Lo scorso 4 ottobre, in Germania, si è giocata la Supercoppa femminile tra Dresda e Palmberg Schwerin. Una partita ufficiale, con in campo nove giocatrici che avevano appena disputato i Mondiali, appena due giorni prima del termine del periodo di stop imposto dalla stessa FIVB, che prevedeva la ripresa delle attività solo dal 6 ottobre. Due giorni, non dieci. Ma sufficienti a violare apertamente una regola che, altrove, viene fatta rispettare al millimetro. E nessuno ha battuto ciglio: né la Federazione Mondiale, né quella tedesca. Tutto regolare, tutto come se nulla fosse.

E allora la domanda sorge spontanea: perché in Italia no?

Nell'immagine, a sinistra le 4 settimane di stop del femminile dall'8 settembre a 5 ottobre compreso; a destra le 3 settimane di stop del maschile dal 29 settembre al 19 ottobre compreso...



Da noi la Lega Pallavolo Serie A Femminile, per rispettare alla lettera la circolare FIVB, è stata costretta a far iniziare la Serie A1 Tigotà di lunedì, 6 ottobre. Non la domenica, come logica e buon senso avrebbero suggerito, ma il lunedì. Un giorno di lavoro, di scuola, con inevitabili ripercussioni sugli incassi e sulla partecipazione del pubblico.
Lo stesso accadrà per la SuperLega maschile, costretta ad aspettare fino a lunedì 20 ottobre per poter ripartire, mentre sarebbe bastato anticipare di un solo giorno – domenica 19 – per avere palazzetti pieni e un impatto mediatico completamente diverso.

Eppure, quando si tratta di far rispettare le regole, l’Italia è sempre quella che deve dare l’esempio, quella che si attiene al testo, non allo spirito della norma. Mentre altrove, come in Germania, si chiude un occhio. O forse due.

Il punto, però, è un altro. Non si tratta solo di una questione di date. È una questione di credibilità.

La FIVB non può predicare uniformità e poi permettere eccezioni evidenti. Non può dettare regole con un rigore quasi burocratico, salvo poi tollerare che in un Paese si giochi tranquillamente con atlete reduci dal Mondiale mentre in un altro si impone di rinviare tutto di ventiquattr’ore.

Questo non è rispetto delle regole. È doppiopesismo, e come tale mina la fiducia nelle istituzioni del volley.

Il caso tedesco, messo ora in luce da Volleyball.it, non è una polemica sterile: è un campanello d’allarme. Perché se le regole valgono solo quando fanno comodo, allora non sono più regole ma strumenti di convenienza. E se la FIVB vuole essere davvero un’autorità globale credibile, dovrà prima di tutto imparare a guardare se stessa con la stessa severità con cui giudica gli altri. O una Supercoppa è una manifestazione alla stregua di una tournée nipponica?

La Lega Pallavolo Serie A Maschile farebbe bene a far valere questo precedente. Perché qui non si tratta di forzare una regola, ma di chiedere equità. Se in Germania si è potuto giocare con atlete mondiali in campo il 4 ottobre, perché in Italia non si potrebbe aprire la stagione maschile il 19, e non il 20, come imposto?

È una questione di rispetto: verso i club, verso i tifosi, ma anche verso il buon senso.

E forse, dopo questo caso, qualcuno ai piani alti della pallavolo mondiale dovrebbe iniziare a chiedersi se non sia arrivato il momento di essere più ragionevoli verso chi quegli atleti li forgia e mantiene per davvero... Leghe e club.

 

 

LE ATLETE DELLA SUPERCOPPA TEDESCA AL MONDIALE

Dresdner Sc 

Patricia Nestler (Germania) - libero 

Miku Akimoto (Giappone) - schiacciatrice

Lorena Lorber Fijok (Slovenia), schiacciatrice

SSC Palmberg
Allenatore
Felix Koslowski anche tecnico dell'Olanda al Mondiale

Iris Vos (Olanda) - schiacciatrice

Helena Kok (Olanda) - schiacciatrice

Marije Ten Brinke (Olanda) - centrale

Suus Geritsen (Olanda) - centrale

Britte Stuut (Olanda) - centrale

Florien Reesink (Olanda) - libero

Anna Artyshuk (Ucraina) - opposta.