Superlega | 07 novembre 2025, 08:19

Caso Lavia: I club valuteranno di proporre elevati contratti ad atleti che rinunceranno alla nazionale?

Luca Muzzioli

L’infortunio dello schiacciatore stravolge i piani di Trento e riapre il dibattito sul rapporto tra club e Nazionale

Da Re e Lavia, l'abbraccio dopo lo scudetto nel 2023

Da Re e Lavia, l'abbraccio dopo lo scudetto nel 2023

TRENTO – Due giorni fa avevamo chiesto notizie direttamente a Bruno Da Re, consigliere del Trentino Volley, dopo che dalla Polonia erano rimbalzate le prime anticipazioni secondo cui Daniele Lavia sarebbe dovuto tornare sotto i ferri. La conferma era arrivata verbalmente dal dirigente trentino e poche ore dopo ufficializzata anche attraverso una nota stampa del club.

Parlando con il navigato dirigente, lo abbiamo trovato profondamente amareggiato, come non mai, consapevole di quanto questo nuovo stop pesi non solo sul cammino della squadra ma anche sul futuro sportivo dello schiacciatore, del ragazzo. Lavia, infatti, dovrà affrontare un nuovo intervento chirurgico alla mano destra, la stessa con cui attacca, mura e serve: un dettaglio che rende la prospettiva del recupero ancora più incerta.

L’infortunio è stato definito dai chirurghi come “il classico infortunio del falegname”: una lesione gravissima, tanto che – come spiegato dai medici che lo hanno operato – "a una persona comune quel dito sarebbe stato amputato", come accade spesso nei casi di incidenti artigianali. Per un pallavolista di alto livello, però, questa soluzione avrebbe significato porre fine alla carriera, e per questo si è tentata una complessa ricostruzione chirurgica.

Dalle radiografie più recenti emerge che l’anulare sta calcificando bene, ma il mignolo presenta ancora una distanza tra i due monconi ossei che rende difficile la saldatura naturale. Da qui la necessità di un nuovo intervento, che terrà il giocatore fermo almeno fino a gennaio. E solo dpo si potrà iniziare a verificare lo stato dell'arte.

Una situazione che ha stravolto completamente i piani del Trentino Volley, costretto a rivedere il proprio assetto e, di fatto, l’intero progetto stagionale. Se fino a pochi mesi fa lo spagnolo Jordi Ramón era la riserva di Lavia o di Michieletto, ora si ritrova proiettato titolare in una squadra che ha dovuto far spazio anche al giovane Andrea Giani – da non confondere, ovviamente, con l’omonimo allenatore della Francia e icona della “Generazione di Fenomeni” – chiamato a inserirsi in un contesto di altissimo livello con tempi di adattamento inevitabilmente brevi.

L’equilibrio tecnico e tattico della squadra è stato così profondamente alterato. Per sostituire un giocatore come Lavia non serve infatti un rincalzo, ma un atleta di primo piano, un nome da livello internazionale – un Lucarelli, un Fornal per intendersi – ma operazioni di questo tipo comportano costi elevatissimi e, soprattutto, la difficoltà di trovare giocatori liberi da contratti con club di vertice all’estero. Oggi sul mercato non c’è un vero sostituto alla portata, né tecnica né economica.

Di conseguenza, l’infortunio con la Nazionale ha penalizzato pesantemente un’intera stagione di club, condizionandone la competitività sin dalla vigilia. E proprio da qui nasce una riflessione che attraversa il movimento: le società si fanno sempre più carico degli stipendi e della tutela degli atleti, anche durante i mesi di impegno con le nazionali, quando però i rischi di infortuni aumentano esponenzialmente.

Il caso Lavia – così come quello di Sbertoli, ancora alle prese con un problema alla spalla ereditato dal periodo in azzurro – riaccende il dibattito: fino a che punto i club devono continuare a investire su giocatori che in estate rischiano la propria integrità fisica con la maglia della nazionale, mentre sono le società stesse a sostenerne i costi per l’intera stagione? Si arriverà alla proposta di contratti con una clausola di rinuncia alla nazionale?

Intanto, a Trento si lavora per ricompattare il gruppo e limitare i danni sportivi. Ma la sensazione è che anche lo stesso Lavia stia prendendo piena consapevolezza della gravità della situazione. Perché questa volta non si parla solo di tempi di recupero, ma di un futuro sportivo che, al momento, resta avvolto da forti incognite.